Climb Lifestyle
Questo è lo schema di usura delle scarpe a fine utilizzo. L'asse verticale del tallone può presentarsi in tre modi: verticale 1, in pronazione 2, in inversione 3. Per chi ha le scarpe come la foto 1 non ci sono problemi. Per chi come nella foto 2 le scarpe che vanno a contrastare questa andatura hanno un rialzo della suola all'interno del tallone. Per chi come nella foro 3 ha un'andatura che poggia sforzando l'esterno del piede le scarpe hanno inserzioni in gel sul tallone alle volte anche nella parte mediana della pianta del piede.
Almeno in assenza di problemi maggiori si consiglia di comprare scarpe neutre, ne rinforzate ne ammortizzate.
LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE SCARPE DA CORSA
1 SUPERFICEDI APPOGGIO
E' visualizzabile con l'impronta della scarpa bagnata, su un fondo asciutto. Maggiore superfice di appoggio spesso corrisponde a maggiore sostegno e stabilità, mentre una ridotta superfice di appoggio permette di guadagnare in leggerezza, come accade com le scarpe da gara.
2 DIFFERENZIALE
Il differenziale (heel lift o heel drop, in inglese), è la differenza fra lo spessore posteriore e quello anteriore del distretto "intersuola+suola". Influisce radicalmente sul comportamento delle calzature, poiché interviene a variare l'allungamento cui sono sottoposti il tendine di Achille e il tricipite della sura. Poiché tendine e tricipite sono in grado di accumulare energia elastica, potenzialmente il rendimento migliora se si corre con scarpe a basso differenziale, ma il rovescio della medaglia è il maggiore stress a cui sono sottoposti.
3 PORTANZA
E' un dato fondamentale per descrivere il comportamento della scarpa, poiché misura il sostentamento verso l'alto, dato dal materiale del'intrsuola (analogamente a quello che sostiene un aeroplano in volo), quando viene schiacciato, ad esempio, del 50% del suo spessore.
La portanza è sostanzialmente la rilevazione scientifica della sensazione soggettiva che si prova schiacciando a fondo l'intrsuola con un dito, ed è misurabile in laboratorio (in N/cm2, a una certa percentuale di compressione), su campioni di materiale o sull'intersuola stessa.
4 STABILITA'
S'intende la capacità di controllare l'appoggio, dal primo contatto sul terreno, durante la naturale sequenza di movimenti di rotazione, chiamata pronazione, e quindi il più diffuso, è un inserto elastico semi-rigido posto nella zona mediale dell'intersuola, anche noto come "inserto anti pronazione"; in realtà il suo scopo non è quello di impedire la pronazione ma solo di controllarla, evitando un'eventuale rotazione eccessiva.
5 AMMORTIZZAZIONE
E' necessaria per garantire il confort e per ridurre il rischio di traumi, rischio potenzialmente insito nel gesto motorio ripetuto. E' fondamentale decelerare l'impatto, smorzando i picchi di carico, forze molto alte applicate in un tempo brevissimo (millisecondi); in pratica l'energia d'urto viene "modificata", trasformandola in forze più basse, applicate per un tempo più lungo. Una certa quantità di energia (circa un 25-30%) viene solitamente dispersa in calore. Sappiamo che l'ammortizzazione risulta critica sopratutto nelle zone in cui si sviluppano le pressioni più alte, cioè il calcagno e le teste dei metatarsi. In quste zone, una moderata portanza del materiale contribuisce a una buona ammortizzazione.
6 RISPOSTA ELASTICA
Nella corsa, il rendimento muscolare può arrivare al 40-50% grazie all'importante possibilità del nostro fisico di accumulare (e poi restituire) energia elastica, accumulata sopratutto nel tendine di Achille e nel tricipite della sura, che a ogni passo si allungano e poi si contraggono come una molla,determinando così la flessione plantare che ci spinge in avanti. anche l'arcata plantare è in grado di accumulare parte dell'energia elastica. Per contribuire in modo valido, le scarpe devono fornire una base di spinta stabile e reattiva, rimbalzando con armonia. Con l'esperienza possiamo capire quali scarpe ci forniscono la risposta elastica appropriata alle nostri condizioni di runner: sono quelle che ci danno la sensazione di una corsa piacevole, "rotonda" ed "economica", essendo dotate della giusta portanza e del giusto ritmo elastico, rendendo quindi percepibile un rimbalzo armonioso.
7 FLESSIBILITA'
Non è così scontata, visto che ancora oggi alcune scarpe, anziché fleatterzi dovel o fa il piede (cioè sotto la testa dei metatarsi), lo fanno troppo indietro o troppo avanti. Opportuni intagli o canali trasversali, inseriti nella suola, possono aiutare, ma d'altro canto è necessario verificare che essi non causino vuori eccessivi sotto le teste dei metatarsi, per aevitare il loro abbassamento. Inoltre, nei punti di maggior consumo, deve sempre esserci una sufficiente superficie di suola. Infine, le scarpe per correre devono spanciarsi nellazona centrale, che quindi deve avere una certa rigidità, ragione per cui vengono inseriti i cosidetti shank, Stabilizzatori in plastica semirigida (visibili o interni).
8 PESO
Poiché anche la massa delle scarpe partecipa al costo energetico della corsa, essa deve essere contenuta, per non causare un inutile spreco di energia. Per anni la comunità scientifica ha condiviso la convinzione che un atleta (che corra all'80% del suo consumo di ossigeno) possa beneficiare di una riduzione di consumo pari a circa l'1% per ogni riduzione di 100 grammi di ciascuna calzatura. Si è stimato che questa variazione poò portare a un guadagno pari a +/- 1 o 2 secondi al chilometro, secondo la velocità di corsa.
9 RESISTENZA
E' logico che le scarpe da trail, quelle stabili o anche quelle a massima ammortizzazione, abbiano una buona resistenza, non esigibile, invece, nelle scarpe da gara. Essa deriva dalla sommatoria della resistenza dei diversi componenti (quali suola e intersuola), che quindi dovrebbero essere progettati per una durata omogenea. In particolare, la durata dell'ammortizzazione rimane fondamentale per la sicurezza. E' per questo motivo che le migliori marche, oltre a sfidarsi costantemente gareggiando a produrre intersuole realizzate con materiali espansi sempre più avanzati, inseriscono nelle areee più critiche speciali inserti, particolarmente durevoli, quali cuscini di aria, gel, elastometri brevettati, onde in plastica altamente tecnologiche.
Oltre alle principali 9 caratteristiche oggettive di cui abbiamo parlato finora, risuta utile per la scelta anch considerare altre 3 caratteristiche soggettive, che indicano l'adeguatezza di una certa calzatura a ogni specifico individuo considerato nella sua unicità fisica, in particolare:
10 ADATTAMENTO ALLA MORFOLOGIA INDIVIDUALE
Le scarpe devono sempre essere il più possibile simili alla morfologia dei nostri piedi.
Oltre alla taglia (lunghezza e larghezza) è indispensabile verificare che esse abbiano un volume interno adeguato, in particolare se dobbiamo usarle con delle ortesi plantari. Infatti, per correre non ha senso strozzare i piedi dentro scarpe strette, giacché, per esplicare la loro funzione, essi devono essere liberi di espandersi elasticamente sotto carico. Non a caso le marche che hanno fatto la storia del running son quelle che hanno sviluppato le migliori "forme", adottando questo termine con il significato con cui è utilizzato nel settore calzaturiero: solidi in plastica - simili a piedi standard - usati per il montaggio delle scarpe, di cui determinano il volume interno. L'esperienza permette di capire quali sono le forme, e di quali marche, quelle maggiormente adatte ai diversi piedi.
11 ADEGUATEZZA ALLA BIOMECCANICA INDIVIDUALE
Per correre in sicurezza è utile sapere quale parte dei nostri piedi impatta per prima sul terreno. La grande maggioranza (più del 60%) dei podisti, definiti "rearfoot strikers", atterra solitamente sul retro del piede, in particolare sul bordo laterale del tacco. Altri, detti "midfoot strikers", atterrano sulla zona centrale, e una minoranza, detti "forefoot strikers" (meno del 10%, tra i quali molti atleti d'elite) atterra invece sull'avampiede. Fra i rearfoot strikers, vi sono poi quelli che compiono un movimento di pronazione medio, quelli in cui esso è poco più accentuato, e i veri e propri iperpronatori. Per ciascuno dei gruppi sopra menzionati sono state concepite calzature specifiche, o, perlomeno, ogniuno risulta abbastanza compatibile con certe calzature, anche se non necessariamente progettate per quel preciso target.
12 ADEGUATEZZA ALL'USO PREVISTO
​Anche il tempo d'uso (30' oppure 2-3 h) e il tipo di superficie su cui si corre (asfalto, sterrato, pista etc.) consigliano scelte ad hoc. La corsa lenta ha bisogno di stabilità, ma anche di ammortizzamento. L'asfalto richiese la massima ammortizzazione. mentre il trail running ha bisogno di particolare trazione. Dove conta anche la velocità, sono utili scarpe elastiche e leggere. Inoltre, incidono anche il peso dell' utente, la sua età, le sue abitudini. Infine, l'esistenza di traumi pregressi agli arti inferiori, può anche richiedere, oltre alle cure prescritte dallo specialista (con l'adozione di specifiche ortesi) ulteriore attenzione alla scelta delle calzature: per esempio, chi ha tendini di Achille sofferenti può giovarsi si scarpe con un alto differenziale, mentre chi ha avuto problemi alle ginocchia può necessitare di scarpe particolarmente stabili.
SCEGLIERE LA SCARPA
A0 = MINIMALISTE (istintive)
A1 = SUPERLEGGERA (gara)
A2 = INTERMEDIE (gara)
A3 = MASSIMO AMMORTIZZAMENTO
A4 = STABILI
A7 = CHIODATE e SPECIALISTICHE
C = CONTROLLATA (con sostegno antipronazione)
L = LEGGERA (peso inferiore a 330 gr)